#6 Tips per giovani, studenti e startupper (ma non solo) per essere più competitivi nel mercato del lavoro
Educare le facoltà mentali, sociali e comportamentali di un individuo è l’altra attività, oltre a quella di insegnare i saperi, che i docenti, a tutti i livelli scolastici, dalle elementari all’Università, perseguivano per i loro studenti. A volte con sistemi severi, altre volte con metodi alternativi: il film l’Attimo Fuggente con Robin Williams è forse il più noto ed efficace per descrivere ciò che intendo.
I tips che propongo attengono dunque alla sfera della formazione del carattere piuttosto che a quella dell’insegnamento della conoscenza.
Alcuni di questi suggerimenti sono certamente più semplici da seguire per i singoli individui con maggiori attitudini ma, credo, che a prescindere dalle genetic skills, come in molte altre competenze, è possibile allenarsi ed imparare. Partendo dalla mia esperienza con i più giovani, ho compreso che anche ai più bravi e dotati, a volte, mancano alcune caratteristiche che possono renderli più partecipi, da un lato, della complessità e bellezza del mondo e, dall’altro, più competitivi nel mercato del lavoro.
Provo a dare 6 suggerimenti, scegliendo una forma sintetica ma spero efficace. In molti casi, riuscire a perseguirli tutti, accanto ad un’adeguata preparazione tecnica in uno specifico settore, può fare di questi giovani i protagonisti del futuro.
#1 guardare lontano.
Avere una vision, una mission e degli obiettivi
“Davanti a voi c’è
un’opportunità incredibile, e un obbligo: fare qualcosa che possa servire a un
proposito nobile. Qualsiasi proposito nobile, lo potete raggiungere attraverso
il vostro lavoro: che sia la sfida climatica oppure le pari opportunità. Mi auguro
che voi studenti riusciate a mantenere il vostro idealismo non solo in quanto
studenti, ma soprattutto in quanto Ceo. Spingete, andate oltre, portate più in là
le frontiere. Potete fare business tenendo conto dei vostri valori, e così
cambiare il mondo. Il mondo intero ha un ruolo nel modo in cui voi fate
business”.
Anche nelle parole di Tim Cook, nel suo recente discorso alla
Bocconi (http://ischool.startupitalia.eu/39110/eventi/tim-cook-bocconi-5-punti-chiave-discorso/),
c’è l’idea di avere una visione, un sogno e dei valori per avere successo. In
altri termini, avere una direzione che guidi tutte le vostre scelte e che può e
deve essere, senza timore, tanto ambiziosa da voler spostare i limiti del sapere,
delle tecniche o delle arti conosciuti.
Ma, una volta definito l’orizzonte (la vision), che risponde alla domanda “cosa vogliamo diventare”, “dove
vogliamo arrivare” o “qual’è la sfida che abbiamo davanti”, che ha più le
caratteristiche dell’idea, del sogno, dell’ispirazione fatta di sensazioni e di
valori, è opportuno individuare una “mission”,
ovvero delineare uno scopo concreto delle proprie azioni, sforzandosi di chiarire
quali possano essere la modalità, le decisioni e le azioni dell’organizzazione
per raggiungere quell’orizzonte. Mentre
la vision è posizionata nel futuro, la mission è focalizzata sul presente,
e deve essere declinata in obiettivi chiari, possibili, identificabili,
misurabili, raggiungibili e controllabili.
In altre parole, la mission rappresenta la guida per realizzare
la vision, descrivendo in modo chiaro cosa fare e quali strumenti utilizzare
per realizzare gli “obiettivi” attraverso singoli progetti. Ad un certo punto
della vita, sforzarsi di avere chiaro questo processo può essere di grande
aiuto per guardare lontano e non accontentarsi.
#2 avere tenacia. Perseguire
un obiettivo con fiducia, dedizione e perseveranza
Individuata la mission e definiti gli obiettivi, spesso molto
ambiziosi e apparentemente lontanissimi, occorre fiducia, dedizione e perseveranza
per realizzare i singoli progetti. Una fiducia che non sia pura fede, come in
un destino che avverrà indipendentemente dalla nostra volontà e fatica; ma una
speranza consapevole che, con dedizione e lavoro, il progetto possa essere
realizzato. Una volontà che non si
arrende e che con passione, anche dopo le sconfitte, ritrovi la forza per
andare avanti: identificando gli errori, migliorando i processi, perseverando
nel lavoro senza scorciatoie, ma confidando nel tempo necessario che occorre per
arrivare al risultato tanto atteso. Studiando e svolgendo le attività
necessarie al progetto con la massima attenzione, senza superficialità, non
trascurando nessun dettaglio, e confidando sulle capacità dei singoli e sulla
forza del team. La tenacia è un po’ questo
coacervo di fiducia, volontà, dedizione e perseveranza. Senza di essa,
anche per i più dotati, è difficile portate
più in là le frontiere.
#3 costruire relazioni.
L’importanza di avere contatti e referenze
Forse questo tip è quello più scontato, ma avere relazioni
numerose (in senso statistico) ed ampie (ovvero variegate per tipologie di
contatti) è un obiettivo essenziale di ogni mission, in quanto la realizzazione dei progetti
richiede il coinvolgimento di altre competenze, persone, istituzioni o aziende
alle quali spesso è più facile accedere conoscendole di persona oppure mediante
una lettera o telefonata di referenza.
Oggi tale azione di networking
è per ciascuno di noi più semplice grazie all’utilizzo dei social network, ma bisogna
saperli usare e, comunque, può non bastare. Saperli usare nel senso di avere,
per esempio, un profilo efficace su Linkedin che descriva sinteticamente la
propria formazione, le competenze e le attività professionali, ma che sappia anche
trasmettere la propria vision e le caratteristiche personali di tenacia. Oppure
utilizzare Facebook per allargare la visibilità del proprio progetto ad un
pubblico – anche di consumatori se coerente con i propri obiettivi – più vasto,
cercando di evitare di sfociare nel narcisismo o nel didascalico ma costruendo
un profilo di sé quanto più utile ai propri obiettivi, ricordando sempre che,
oggigiorno, molte aziende, ma anche singoli datori di lavoro, attingono dai
social network informazioni preziose sul vostro modo di essere e sulle
abitudini, estrapolando informazioni da singole immagini, testi o commenti.
Ma i social network non bastano, la rete forte è quella
fisica, quella di persone conosciute con una stretta di mano ma, ancora di più,
quella costruita sui banchi del liceo, dell’università, della politica, del
lavoro… Insomma, non trascurate questa attività vivendo nel migliore dei modi gli
spazi di studio e di lavoro e non chiudendovi nel vostro ufficio, studio o garage
nella rigida convinzione che la tenacia da sola possa essere sufficiente.
In questa prospettiva, gli spazi di #coworking offrono una
preziosa ed innovativa occasione per potenziare la propria rete di relazioni
fisiche, a volte materializzando quelle virtuali attivate sui social.
#4 imparare l’inglese.
Conoscere la lingua del sapere e del mercato globale
Piacerà o meno l’idioma anglosassone, siamo portati per le
lingue straniere oppure no, ormai se ciascuno di noi vuole avere maggiori
opportunità di lavoro ma anche di conoscenza, deve conoscere l’inglese. Da
qualche anno, grazie ad Internet, abbiamo potenzialmente accesso ad una
quantità illimitata di informazioni ma la maggior parte di esse, soprattutto in
termini di avanzamento della conoscenza, è disponibile in inglese che ormai rappresenta
la lingua internazionale della ricerca scientifica e dell’innovazione.
Sembrerà un suggerimento ovvio, ma purtroppo molti giovani
italiani hanno una conoscenza dell’inglese piuttosto scarsa rispetto a quella
di altri Paesi europei e di oltreoceano.
Angela Morelli scrive sulle pagine di CheFuturo (http://www.chefuturo.it/2012/04/tre-cose-che-ho-imparato-al-summit-mondiale-dei-giovani-leader/),
raccontando la sua esperienza al Summit
dei Young Global Leader 2012, che:
“senza
l’Inglese, a quel Summit, non sarei stata quello che sono, perché non avrei
avuto nessuno strumento per interagire. Lo so, è una cosa che ripetiamo con
talmente tanta noia che sembra non avere più la giusta importanza. E invece ne
deve avere” e citando Alex Pentland, direttore dello Human Dynamics Lab del
MIT, continua scrivendo: “cosa rende un team vincente: è l’energia che, in
quanto esseri umani, siamo in grado di scambiare nella comunicazione face-to-face. Questa parte
dell’interazione è fondamentale ed il linguaggio è uno strumento potente per
comunicare ciò che vogliamo, nel giusto tono, con la giusta forza, precisione,
efficacia”. Come fare ad imparare
bene l’inglese? A parte studiarlo bene a scuola, fare corsi di approfondimento e
viaggi ed esperienze all’estero, guardare i film e le serie tv in lingua
straniera può rappresentare l’espediente in più per un apprendimento adeguato.
#5 fare chiarezza. Il
controllo di ciò che si comunica
Naturalmente occorre avere un’ottima conoscenza e controllo
anche della propria lingua madre per esprimersi in maniera efficace. Comunicare
è una dote, certo, e alcuni hanno una capacità di sintesi e di storytelling maggiore di altri; ma io mi
riferisco al controllo di ciò che si vuole comunicare, non al fascino di come
si comunica (quella è un’altra cosa). Non è detto che ciascuno di noi abbia la
stessa attitudine nel comunicare, ma è importante soprattutto avere la
consapevolezza che il nostro interlocutore abbia compreso quello che volevamo
dire o scrivere.
Perché la chiarezza è importante? Perché, al di là della
generale vocazione dell’uomo come animale sociale che lo spinge a comunicare ed
a vivere in comunità più o meno numerose e complesse, ciascuno di noi si troverà nella vita e nel lavoro a dover trasferire la
propria conoscenza o attività in colloqui, presentazioni, meeting, progetti,
report, articoli, relazioni – anche post, se volete – e in ciascuna di queste
occasioni saremo valutati. E non essere riusciti a comunicare bene quello
che volevamo (e non averne neppure la consapevolezza) può rappresentare il
principale elemento di cattiva valutazione.
Come migliorare la nostra chiarezza? Sperimentandoci.
Comunicando con gli altri. Leggendo ogni giorno. Scrivendo, anche su un blog,
se ci riusciamo. Partecipando ad attività “reali” di socializzazione (non solo
sui social network) in gruppi, associazioni, squadre. Chiedendo un feedback sulla
nostra comunicazione ad un amico, un insegnante, un parente se preferite. Rileggendo
più volte quello che abbiamo scritto. Anche ascoltando come comunicano le persone
più dotate (per esempio gli speaker dei #TED (https://www.ted.com)), oppure
sforzandosi di predisporre una presentazione o un pitch di 3-5 minuti. Ma,
soprattutto, non sfuggendo alle occasioni di poter migliorare il controllo di
ciò che si comunica.
#6 connettere i punti.
Essere curiosi e vivaci oltre lo studio e il lavoro
Del discorso di Steve Jobs alla Stanford University, ricordiamo
prevalentemente la sua forte espressione “stay
hungry stay foolish”; ma vorrei aggiungere che l’altro suggerimento, “connecting the dots”, è forse meno
emozionante ma ancora più utile per costruire la cassetta degli attrezzi del
giovane che si affaccia alla maturità della vita e al mondo del lavoro. Eppure se
l’azione del “connettere” a volte avviene meravigliosamente da sola, è
importantissimo prima costruire i “punti”. Ovvero
è opportuno essere curiosi di cose diverse da quelle che ci offrono durante le
ore di studio o di lavoro, essere vivaci nell’osservare, nell’imparare, nel
cogliere le occasioni, nell’essere sempre al passo con i tempi e le
trasformazioni che avvengono. Mi riferisco al fatto di coltivare interessi differenti;
per esempio, dedicare il tempo oltre lo studio ad attività svolte con passione
anche nei campi dell’arte, della letteratura, della fotografia o della musica
per coloro i quali studiano materie tecnico-scientifiche; e aprirsi
all’informatica, alla fisica e all’ingegneria per quelli che studiano materie
umanistiche. Ma anche coltivare con dedizione un hobby oppure uno sport –
attività che rappresentano anche una eccellente palestra per sviluppare la
tenacia. Ancora frequentare, anche solo
per qualche ora, le lezioni di corsi fuori dal programma di studi, seguire un
seminario di filosofia, andare a cinema, visitare una mostra, leggere una
rivista di innovazione come #CheFuturo o #Wired, o ascoltare un intervento del
#TED; insomma sono solo esempi per aumentare i punti delle possibili connessioni.
Perché, un po’ come nel Castello di Italo Calvino (Il castello dei destini
incrociati, Einaudi, 1973), le
storie si costruiscono per giustapposizione di immagini, per sequenze di
accadimenti, per incontri fortuiti, anch’esse come il risultato complesso di
una rete di punti che si connettono.
E, inoltre, per facilitare le connessioni tra i punti, può
essere utile anche seguire l’antico suggerimento latino – ripreso e teorizzato in
seguito da Bertrand Russell (Elogio dell'ozio, Longanesi, 2005) – sull’importanza
del sapere inutile rispetto a quello pratico, facendo sedimentare le idee e
ricaricare le energie con periodi di “otium” contrapposto al “negotium”. Forse l’immagine più efficace, per descrivere
questa condizione spirituale, è quella di Isaac Newton seduto alla finestra in
stato contemplativo che, osservando la mela cadere da un albero, unisce in
pochi attimi una magnifica rete di punti che diventerà la legge di gravitazione
universale.
Brillanti studiosi,
fortunati startupper o giovani leader del futuro, sono certo che lo sarete
diventati guardando lontano, con tenacia, utilizzando relazioni forti, parlando
la lingua globale con chiarezza, e avendo connesso tanti punti costruiti in un
percorso di educazione, curiosità, studio e formazione efficace. Bravi e in
bocca al lupo!
(pubblicato su CheFuturo il 22.01.2016 con il titolo "Da Tim Cook a Steve Jobs passando per Aversa: 6 dritte per chi cerca lavoro. Giovani, studenti e startupper (e non solo) possono essere più competitivi nel mercato del lavoro)
http://www.chefuturo.it/2016/01/cook-jobs-6-dritte-per-trovare-lavoro/
Aversa, Gennaio 2016
Armando Di Nardo
Assistant
professor in Hydroinformatics
Co-founder
HUB spa (www.hubspa.it)
TW: @dnaleph
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