Uqbar: la sensazione di vivere in un sogno prolungato.
(lettera ad una amica) Cara C. una delle cose che proprio non riesco a sopportare è pensare di non essere stato chiaro in un discorso, e forse quella sera in pizzeria le cose che ho detto sono state troppe e poco ordinate, ho pensato così di ritornarci su con qualche appunto, nella consapevolezza che la scrittura aiuta ad orientarsi meglio nel fiume di parole che spesso ci “eccedono”, e nella speranza di risultare questa volta meno disordinato. Le questioni erano due; la prima riguardava la politica del territorio, e a questa ho pensato di dedicare il prossimo articolo di fondo di Uqbar e dintorni, di cui ti ho accennato qualcosa sabato alla conferenza e del quale ti allego una copia, che riassume un po’ le nostre (di Uqbar intendo) posizioni sull'argomento. Per quanto riguarda la seconda questione di cui parlammo, mi riferisco a quella del teatro al liceo, continuo a pensare che è particolarmente difficile da raccontare; forse lo scambio epistolare tra Erri De