Perché il progetto PANDORA




Voglia di riscatto e determinazione. Questi i motivi della partecipazione al progetto Pandora per la Terra dei Fuochi da parte di Armando Di Nardo, docente di Costruzioni idrauliche e marittime e idrologia alla SUN, Dipartimento di Ingegneria Civile, Design, Edilizia e Ambiente (DICDEA) per il quale il docente, insieme ad altri ricercatori, lavora da anni a tecniche innovative di bonifica ambientale utilizzando come casi studio alcuni tra i siti più contaminati della provincia di Napoli e Caserta.

Un gruppo di studio, quello di Pandora, nato spontaneamente con l’obiettivo di una corretta informazione tecnico-medico-scientifica che sia chiara e trasparente, e che vede numerose professionalità in campo.
“Il progetto nasce dall’idea di Paola Dama, una ricercatrice napoletana che lavora come oncologa in un centro di ricerca negli Stati Uniti, che da diversi anni si batte per una corretta informazione scientifica soprattutto sui social network – spiega Di Nardo. In Italia non abbiamo una cultura consolidata della verifica incrociata dei dati e delle fonti e gli organi di stampa troppo spesso utilizzano solo parti di informazioni. Spesso notizie tecniche, mediche o scientifiche, anche false a volte, vengono infatti amplificate (nel bene o nel male) senza più controllo, con il rischio di pericolose conseguenze sul piano culturale, sociale ed economico. Spesso queste notizie, frutto di una estrema sintesi giornalistica, vengono decontestualizzate e generalizzate, allontanandole dal loro ambito di applicazione, dalla loro validità sperimentale e non sempre la comunità scientifica interviene a chiarire, anche perchè alcune tematiche sono complesse e richiedono uno sforzo di divulgazione che non sempre si riesce a fare.”

Il nome Pandora trae ispirazione dalla pellicola cinematografica fantascientifica di James Cameron, in cui il prezioso mondo primordiale di Pandora, simbolo del rapporto simbiotico tra uomo e natura, si ritrova sotto attacco di speculatori terresti. “Negli ultimi mesi la Campania è stata oggetto di un’attenzione mediatica enorme basata su una serie di informazioni tecniche, mediche e scientifiche non sempre veritiere, a volte imprecise ed incomplete – chiarisce l’esperto – che possono aggiungere ulteriori problemi sociali ed economici ad una regione che ne ha già tanti. Il tentativo con Pandora è proprio questo, vogliamo informare correttamente e, se necessario, contro-informare, sulla base dell’analisi e della verifica dei dati”.

Ingegneri, geologi, chimici, agronomi, medici, ricercatori, docenti e divulgatori scientifici, queste alcune delle professionalità coinvolte, in un’equipe on focus con l’obiettivo di dare un contributo reale per la riqualificazione del territorio. “Spesso è meglio, e anche più facile – continua Di Nardo – restare nei propri laboratori di ricerca, far parlare solo le proprie pubblicazioni senza finire nel tritatutto del mondo reale con cittadini, amministratori, giornalisti i quali, ognuno a proprio modo, pongono domande su problemi complessi per i quali anche la Scienza non sempre ha risposte. Chi ha aderito a PANDORA ha accettato la sfida di mettersi nel tritatutto, con l’umiltà di stare prima ad ascoltare e poi provare a dare qualche risposta dopo aver analizzato dati e informazioni”.

Tra le varie attività è prevista la creazione di un portale internet con un forum aperto ai cittadini, la costituzione di un’associazione no-profit ed un convegno internazionale sul tema dell’inquinamento della Terra dei Fuochi. “Per quanto riguarda le situazioni dell’inquinamento della nostra regione, conosciamo diversi problemi da tempo – afferma il docente –, sicuramente ci sono i rifiuti e la qualità dell’aria, ma anche i depuratori che funzionano male, inquinando il mare, come pure i diversi corsi d’acqua e i ben noti Regi Lagni inquinati da tempo, che rappresentano un grande problema ambientale. Ma il gruppo Pandora auspica che, oltre che dei rifiuti, si parli anche di tante altre fonti e possibili fattori di rischio per la salute dell’ambiente e dei suoi abitanti, per esempio la qualità dell’aria che in moltissimi centri cittadini è pessima, infatti la quasi totalità dei centri storici delle nostre città non ha una ZTL (Zona a Traffico Limitato) temporanea o permanente. Tuttavia, non credo che la situazione sia compromessa al punto tale da non poter tornare indietro. Sono fiducioso, se ciascuno farà la sua parte: se le Istituzioni faranno buone regole, buoni bandi per la bonifica; se i progettisti faranno buoni progetti; se le forze dell’Ordine e la Magistratura vigileranno con la massima attenzione; se la stampa darà informazioni corrette e farà inchieste approfondite; se i cittadini voteranno con coscienza la classe dirigente e controlleranno tutti gli attori del processo.”

Infine, aggiunge ancora il prof. Di Nardo, “ai miei studenti racconto sempre una piccola storiella, quella del giovane disperato che ha bisogno di mangiare, che non conosce i rischi per la salute sua e della sua gente, che forse non ama la sua terra, e che sversa un fusto nel terreno oppure incendia uno pneumatico. Gli danno poche decine di euro. Lui non conosce il danno ambientale di tale gesto, gli effetti per la salute umana, anche quella dei suoi familiari. E non conosce i costi per la bonifica: ovvero per riportare quel terreno alla sua condizione naturale. Quel costo a volte può essere fino a diecimila o centomila volte più alto dei pochi euro “guadagnati”. Risorse economiche che non possediamo, che non può permettersi nessuna collettività o nazione del mondo. Pertanto l’arma principale che abbiamo per la bonifica ambientale è la crescita della sensibilità per la difesa dell’ambiente e dell’amore per la propria terra, dunque: Scuola e Formazione”.

(da intervista su "SUN Magazine")

Commenti

Post popolari in questo blog

Il Concordato Idrico della Città di Giugliano in Campania

#10 Cose da fare prima di allentare il Lockdown per il COVID-19

SPAZI APERTI