Startupper: la quarta via dell’ingegnere


Cosa può fare il Governo, l’Università e l’Ordine degli Ingegneri per aiutare i giovani aspiranti imprenditori. Cinquanta, forse quaranta anni fa, scegliere di studiare ingegneria garantiva un lavoro sicuro e, in molti casi, le aziende cercavano i giovani laureati direttamente nelle Facoltà universitarie. In quel tempo, il settore pubblico era in grande espansione e assumeva numeri considerevoli di tecnici per la gestione e il controllo di infrastrutture ed impianti. Chi sceglieva la libera professione aveva una quantità di concorrenti enormemente minore e un’Italia tutta da progettare e costruire.
Lo scenario insomma era completamente differente e valeva per quasi tutte le specializzazioni tradizionali dell’ingegneria (civile, industriale, meccanica, elettrica, aerospaziale, chimica, etc.).
Le nuove specializzazioni dell’ingegneria elettronica, informatica, biomedica beneficiano tuttora di alcuni vantaggi dovuti allo sviluppo recente di tali settori dell’industria e del mercato consumer con una offerta di lavoro non ancora satura; tuttavia, lo sviluppo delle nuove tecnologie e di Internet ha aperto nuove opportunità lavorative anche in tali campi.
In tutti questi anni, l’Università – che ha il triplice compito di conservare la conoscenza, formare la nuova classe di tecnici e dirigenti e di fare ricerca e innovazione – è cambiata troppo lentamente rispetto alla trasformazione radicale del mercato del lavoro. Ciò è avvenuto principalmente nei settori più tradizionali dell’ingegneria rappresentando, a volte, un freno anche per i settori più innovativi. Soprattutto è rimasta molto indietro nell’impostazione dei corsi, della didattica e, ancor più, del collegamento con il mercato del lavoro che utilizza largamente il recruitment su Internet.
Inoltre agli studenti vengono fornite poche indicazioni sulle opportunità di lavoro che potranno svolgere dopo la laurea triennale o specialistica e, a meno di poche eccezioni (ed eccellenze) che di certo ci sono, fondamentalmente la formazione è orientata al lavoro impiegatizio o alla libera professione, che sia svolta per un’azienda o una per una Pubblica Amministrazione. L’opportunità per lo studente di ingegneria di studiare per poi fare lo strartupper è remota perché, prima di tutto, i suoi docenti non credono in tale sbocco lavorativo (e quindi non riescono a traferire loro tale possibilità), e poi perché la struttura universitaria e l’organizzazione dei corsi è assolutamente distante da formare un giovane inventore/imprenditore.
Eppure in Italia, ma anche in molti altri Paesi, i casi di ingegneri diventati imprenditori sono tanti, sebbene, fino ad una decina di anni fa, la maggior parte di essi erano già figli di imprenditori, dunque non veri e propri startupper – nel significato di “creatori di azienda”, ovvero imprenditori di prima generazione oppure figli di imprenditori che lanciano una nuova sfida imprenditoriale per un prodotto/servizio differente da quello della loro azienda familiare. Ma, più in generale, come riportato da una recente indagine di Italia Startup sull’identikit degli startupper, non solo gli ingegneri ma i laureati di primo e secondo livello anche con Master, rappresentano oltre il 50% dei fondatori di startup in Italia e negli USA.
Sarebbe quindi auspicabile un sistema universitario che miri anche a formare giovani che lancino startup, realizzino la propria idea e la propria impresa; non solo un tradizionale sistema organizzato per formare i professionisti, i progettisti o i dipendenti per le imprese degli altri. Un sistema universitario in grado di raccontare ai giovani che, dopo la laurea, possono aspirare anche a fare gli imprenditori, realizzare (non solo progettare) una vera “impresa”, nel senso di “una serie di azioni imprevedibili per un obiettivo ambizioso che possa modificare le abitudini di vita degli uomini.”
Io credo che ciò sia possibile in tutti i campi dell’ingegneria, sicuramente in quella elettronica ed informatica più vocate alle startup digitali, ma anche nell’ingegneria civile dove, oltre che al costruttore edile, vi è un mondo di opportunità per le nuove tecnologie sugli smart building e le smart cities. Oppure gli ingegneri chimici, meccanici e ambientali che possono progettare e realizzare sistemi software e/o dispositivi per l’industria e la salvaguardia dell’ambiente. L’accesso ad un mercato ampio attraverso Internet, l’ausilio della stampa 3D per la prototipazione, le tecnologie informatiche a basso costo come Arduino, sono solo alcuni esempi per raccontare come è possibile passare più velocemente dall’idea innovativa al prototipo e poter immaginare l’ingegnere inventore/imprenditore.
Dunque auspico un’Ingegneria più aperta all’inventiva, più vicina alla brevettazione, più in contatto con i fondi di investimento di venture e seed capital. Un’offerta di corsi universitari più ampia e varia con la presenza di programmi per la creazione di imprese, la redazione del business plan, il design di prodotto, il marketing, gli spinoff, il trasferimento tecnologico.
Quante tesi di laurea contengono idee veramente innovative che restano nelle biblioteche degli Atenei, per mancanza di un ecosistema predisposto al trasferimento tecnologico e alla nascita e al sostegno delle startup.
Evidentemente l’argomento dell’ecosistema che non c’è ha tantissime ragioni legate all’arretratezza del sistema universitario italiano, alla lentezza della Politica a tracciare nuovi scenari anche mutuandoli da altri contesti internazionali, alla congiuntura economica negativa che ha ridotto la possibilità di appostare risorse sull’Università. Tuttavia, l’opportunità di fare startup per i giovani laureati è un tema che deve diventare primario nell’agenda del governo, della politica e del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Ingegneri.
A tal proposito il CNI potrebbe svolgere un’azione importante come: a) stakeholder per proporre politiche pubbliche che favoriscano l’ammodernamento del sistema universitario; b) soggetto che offre formazione professionale per affiancare l’Università nell’orientamento lavorativo e nel supporto sulle tematiche per la creazione di una startup; c) ordine professionale che tutela le garanzie del giovane ingegnere startupper con un insieme di misure ad hoc.
Scintille rappresenta un primo, importantissimo passo, in tale direzione: un premio nazionale, un’opportunità di sostegno e visibilità delle idee di startup degli ingegneri ma, soprattutto, un cambiamento di direzione rispetto agli iscritti all’Ordine professionale che potrebbero diventare più numerosi se il CNI continuerà nella direzione avviata rafforzandola con ulteriori azioni.
In attesa che le istituzioni e l’Università si adeguino alle trasformazioni del mondo del lavoro, ai giovani ingegneri con idee brillanti ed innovative che possono aver un mercato, vorrei dire non vi fermate. Occorre tenacia e un po’ di fortuna come in tutte le grandi sfide ma, oltre all’opportunità di fare gli impiegati, i professionisti o gli imprenditori di famiglia, esiste una quarta via: creare la vostra “impresa” e lanciare la vostra startup! In bocca al lupo!

(da blog "Scintille" del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Ingegneri, http://www.cniscintille.it/startupper-la-quarta-via-dellingegnere/)

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