Lettera aperta dell'ex assessore alla bonifica: «Il bando per l’inceneritore deve essere bloccato»


Illustri Ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando,
Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro,
Assessore Regionale all’Ambiente, Giovanni Romano,
Commissario alla Bonifica della Regione Campania, Mario De Biase,
Commissario prefettizio di Giugliano, Giuseppe Guetta,
On. deputati Salvatore Micillo e Giovanna Palma.

Le recenti notizie relative al bando sull’inceneritore di Giugliano mi lasciano esterrefatto per l’ulteriore indifferenza con la quale le politiche nazionali e regionali pongono la loro attenzione al territorio a Nord di Napoli.
Scrivo alle SS.LL. in qualità di cittadino di Giugliano informato sui fatti, in quanto ho ricoperto la carica di Assessore alla Bonifica del Territorio per circa tre anni in piena emergenza rifiuti (anni 2006-2008) e sono un ricercatore nel campo dell’ottimizzazione delle risorse idriche e della bonifica delle falde contaminate lavorando, fra l’altro, specificamente anche sulla soluzione del problema dell’inquinamento del sito di Giugliano che, sinteticamente, chiamerò di Masseria del Pozzo-Schiavi che comprende numerose discariche di rifiuti.
Scrivo dunque senza demagogia, conoscendo bene le difficoltà di governare e amministrare situazioni difficili come quelle dell’emergenza rifiuti e realtà complesse che intrecciano tanti portatori di interessi divergenti che, nel caso dei rifiuti, possono mettere contro interesse pubblico e interesse privato. Ma, nello stesso tempo, scrivo anche con la profonda convinzione che, nel caso in esame, esistono altre soluzioni tecniche e politiche alla scelta dell’ubicazione dell’inceneritore “di Giugliano” e ai criteri di “smaltimento” delle balle di Taverna del Re.
Fui io a chiedere per primo, insieme alla mia Amministrazione, le indagini preliminari per il sito di Masseria del Pozzo-Schiavi, ad allertare il Ministero dell’Ambiente e l’ARPAC e, utilizzando tutta la mia determinazione, a chiedere un piano di caratterizzazione che riguardasse un’ampia zona del territorio, più grande della sola discarica di Novambiente e di Masseria del Pozzo-Schiavi, che comprendesse tutti i siti di discariche (abusive e non) ed avviare, conseguentemente, il processo di bonifica. Conservo quelle numerose email e documenti scambiati con il Ministero dell’Ambiente e l’ARPAC nei quali una serie di impegni e un cogente cronoprogramma furono definiti nel 2008 e mai rispettati. Ci sono voluti oltre 5 anni solo per avere i risultati del Piano di Caratterizzazione! Perché la storia dell’emergenza rifiuti in Campania passa anche, ma direi soprattutto, per le promesse infrante, gli impegni non mantenuti, le leggi disattese in tutti questi lunghi 20 anni che hanno visto la mia città prima comprata, poi ferita ed ora colpita a morte con la scelta dell’inceneritore. Ci sono diversi motivi, che i miei concittadini amano chiamare, forse a ragione, principi (alla stregua di quello di precauzione sancito dalla normativa europea) in base ai quali il territorio di Giugliano non può e non deve ospitare un impianto di incenerimento dei rifiuti, che proverò a sintetizzare:

1) Principio di saturazione
Durante la mia esperienza amministrativa, per cercare di avviare una politica ambientale, fra le altre cose, creammo l’Ufficio Ambiente e affidammo al Centro Interdipartimentale di Ricerca in Ingegneria Ambientale (CIRIAM) della Seconda Università di Napoli uno studio delle criticità ambientali del territorio che ha portato poi a numerose pubblicazioni anche su prestigiose riviste internazionali, dalle quali si evince che: 
  • il sito contaminato di Masseria del Pozzo-Schiavi occupa un’area di circa 2 km quadrati ai quali vanno aggiunti i circa 1,3 km quadrati di Taverna del Re (complessivamente un’area di 3,3 km, corrispondente ad una piccola città. Per fare un esempio territorialmente vicino: Melito di Napoli è 3,72 km quadrati);
  • solo fino al 2007 nel comune di Giugliano in Campania sono stati smaltiti, legalmente e illegalmente, circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti, che – sommati ai circa 4 milioni di tonnellate di rifiuti confezionati in balle a Taverna del Re ed in altri siti – corrispondono ad oltre 12 milioni di tonnellate di rifiuti presenti sul territorio in diverse modalità. Tale dato, se confrontato con una produzione stimata di circa 1 milione di tonnellate di rifiuti prodotti dai cittadini di Giugliano, nello stesso periodo di tempo, evidenzia il grave tributo ambientale corrisposto dal territorio e dalla sua popolazione all’emergenza rifiuti della regione Campania;
  • i danni ambientali di tale situazione, a parte le esagerazioni anch’esse figlie della disperazione, sono evidenti e sono state misurate sin dal 2006 da più parti (ARPAC, CIRIAM, Procura della Repubblica, etc.), e confermate dal recente piano di caratterizzazione della Geoproject srl.
Ma non dobbiamo dimenticare che, oltre ai rifiuti classificati come pericolosi e non, il territorio ha subito numerose altre ferite, il depuratore di Cuma che ha contaminato il mare, il Lago Patria inquinato da anni anche grazie ai canali che vi sversano, per non parlare dei fuochi per incendio di rifiuti che ci attanagliano quotidianamente da quasi vent’anni nella completa indifferenza delle istituzioni nonostante le numerosissime denunce effettuate. 
Come in altre zone d’Italia (la più vicina è Colleferro con la recente costruzione del primo inceneritore del Lazio), l’idea di aggiungere fonti di contaminazione in territori già fortemente inquinati, mostra tutta la logica perversa e violenta (lasciatemelo dire) di alcune amministrazioni pubbliche che, evidentemente, ritengono più facile sommare inquinamento su inquinamento forse nella doppia pervicace convinzione che le popolazioni sono già abituate alla contaminazione delle proprie terre e che il territorio è già irrimediabilmente compromesso. E' una prospettiva cinica e non etica che decide deliberatamente e consapevolmente di affondare ciò che dovrebbe invece tentare di salvare. Tale doppia convinzione, oltre a concretare un lucido piano di sterminio finale del territorio, viola un principio fondamentale dei sistemi naturali, ovvero non superare il punto di saturazione perché così facendo il sistema non è più in grado di sciogliere, nel nostro caso di assorbire l’inquinante e trasformarlo. In altre parole, inquinamento su inquinamento porta a saturare e, dunque, ad annullare ed impedire gli effetti naturali di bonifica di un sistema ambientale.
Tale approccio definitivamente distruttivo e nichilista, in alcuni casi, è poi anche diventato concretamente violento come accaduto, usando l’espressione di un mio caro amico – ricercatore di sociologia dei processi culturali e comunicativi – in uno dei siti delle discariche in cui sono stati lasciati per anni uomini, donne e bambini del più grande campo Rom della Campania, “considerando i Rom alla stregua di rifiuti umani”!

2) Principio di dignità 
Giugliano ha subito prima le discariche non autorizzate, poi quelle autorizzate di Rifiuti pericolosi, poi quelle autorizzate di Rifiuti Solidi Urbani (RSU), poi l’impianto per produrre Combustibili Derivati da Rifiuti (CDR), poi le balle (e non ecoballe perché mai “eco”) di Taverna del Re. Tutto in spregio ad accordi sottoscritti con Commissari alla Bonifica, Presidenti di Regione per non parlare addirittura di Leggi dello Stato che impedivano l’apertura di nuovi siti di stoccaggio o smaltimento dei rifiuti. Nessun “ciclo integrato” dei rifiuti abbiamo ospitato per tutti questi anni! Ma solo una continua emergenza, parti del ciclo che si realizzavano senza una logica (veniva costruita prima una parte poi l’altra), che non funzionavano secondo le normative e, soprattutto, senza nessuna vera azione di supporto per raggiungere percentuali di raccolta differenziata compatibili con una moderna gestione del CICLO dei rifiuti. Pertanto, ospitare dopo oltre venti anni anche l’inceneritore sarebbe veramente un insulto alla dignità di civis di ciascuno di noi, con un territorio già contaminato e lontano dalla bonifica, con rifiuti sparsi ovunque, in ogni angolo del territorio (siamo assaliti dal senso di vergogna quando amici da altre regioni vengono a farci visita!). 
Sarebbe l’ennesimo schiaffo subito, l’ennesima violazione di patti e leggi, insomma oltre al danno ci sarebbe anche la beffa! Dopo oltre venti anni, quando la bonifica avrebbe dovuto riportarci alla normalità, riconsegnandoci le nostre fertili terre, la nostra aria pulita che anche il grande generale Scipione l’Africano scelse come luogo di esilio volontario, ci troveremmo con un'altra criticità (quella dell’inceneritore) per ulteriori 20-30 anni e almeno con un’altra discarica di ceneri (pari a circa 1/3 dei rifiuti bruciati), per non parlare di colonne di camion ogni giorno che attraverserebbero le nostre strade. L’inceneritore colpisce al cuore la nostra popolazione, la nostra dignità: altro che ciclo integrato dei rifiuti, sarebbe meglio definirlo ciclo dis-integrato dei rifiuti! 

3) Principio di svalutazione economica
La costruzione dell’inceneritore, in un territorio già fortemente compromesso da problemi sociali, ambientali e di criminalità, rappresenterebbe un ulteriore motivo di disincentivazione per la domanda di abitazioni (già fortemente in calo in questo periodo di stagnazione economica) e per le attività agricole che dovrebbero rappresentare una delle principali opportunità di sviluppo del comprensorio. 
Inoltre, Giugliano e le altre città limitrofe non hanno mai beneficiato di alcuna ricaduta economica positiva in questi anni, come è accaduto in altre zone inquinate d’Italia, come quella già citata di Colleferro, nelle quali le industrie e gli impianti insediati hanno portato un’occupazione lavorativa cospicua. 
L’inceneritore, il CDR, le discariche e quant’altro, hanno occupato poche decine di unità di personale e per un tempo limitato.
Ma, la cosa veramente incredibile è che l’area di Taverna del Re dista poco meno di 6 km dal mercato ortofrutticolo che rappresenta una delle maggiori ricchezze di Giugliano, famosa in Italia per tante specialità di frutta, e un’eccellenza nella regione Campania. Si tratta evidentemente di attività industriali, produttive e commerciali tra di loro strutturalmente incompatibili!

4) Principio di precauzione
Una delle maggiori argomentazioni utilizzate per convincere della non pericolosità della scelta di un termovalorizzatore è quella che ve ne sono altri al centro di Vienna, di Praga, etc. Devo dire che le trovo piuttosto demagogiche e puerili anche perché le dimensioni di cui si parla per l’inceneritore di Giugliano sarebbero molto maggiori di quelle dei casi citati e per il fatto che tali impianti smaltiscono rifiuti prodotti dai propri abitanti e non da quelli di molte altre città o province come accadrebbe per Giugliano (anche se si trattasse delle sole balle di Taverna del Re!).
L’approccio al rischio sulla salute umana degli inceneritori è basato, essenzialmente, sulle concentrazioni delle emissioni in atmosfera che devono essere inferiori a quelle previste dalla normativa internazionale (sebbene la definizione delle soglie minime sia molto discussa!). Ma non è questo l’unico approccio: a parte la concentrazione (espressa in milligrammi per metro cubo) quello che altri autori suggeriscono di analizzare è l’effetto del volume, ovvero la quantità totale respirata da un uomo durante la vita utile di un impianto di incenerimento (ma come possiamo già conoscere gli effetti sul lungo periodo?). Immaginate che la quantità di fumi prodotti da un inceneritore di media taglia, capace di trattare 1000 t/g di RSU, è pari a circa 20 milioni di metri cubi di fumi al giorno, corrispondenti, per fare un esempio, a tutta la superficie del centro storico della città di Giugliano moltiplicata per l’altezza di un edificio di tre piani: tali sarebbero i fumi che potenzialmente potremmo assorbire miscelati all’aria che normalmente respiriamo.
Ma ci sono altri motivi di rischio potenziale altrettanto gravi: a) nella letteratura tecnico-scientifica non si hanno informazioni sui periodi di malfunzionamento degli impianti, durante i quali potrebbero essere immesse nell’atmosfera, in poche ore, concentrazioni enormemente superiori a quelle consentite; b) le recenti vicende dell’impianto di Colleferro “utilizzato” dalla Camorra per smaltire, secondo diverse inchieste della Magistratura, sostanze pericolose, prospettano per Giugliano scenari agghiaccianti.
Ecco perché il principio di precauzione diventa duplice: da un lato quello di non contribuire ulteriormente a saturare un territorio e una popolazione già da oltre venti anni esposta ad inquinamento delle tre matrici ambientali (acqua, aria e suolo) – che diversi studi epidemiologici hanno riconosciuto come a rischio di insorgenza di gravi patologie – ma, soprattutto, evitare di realizzare l’impianto in un territorio noto a tutti, purtroppo, per la presenza di organizzazioni malavitose che hanno utilizzato per anni i rifiuti per i loro interessi economici criminali. 
In ultimo vorrei farvi osservare che, nonostante la provincializzazione della ubicazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti, la Regione sceglie tre siti che formano all’incirca un triangolo equilatero di lato 22 km, in una delle aree più densamente abitate (e conurbate) d’Italia (a fronte di centinaia di chilometri disponibili nel territorio regionale): Acerra, Capua e Giugliano. Così il problema diventa anche di Aversa (altra città densamente popolata) e di tutti i comuni limitrofi (Melito, Sant’Antimo, Marcianise, Carinaro, San Marcellino, Teverola, Grumo Nevano, Parete, etc.) che, vista la direzione dei venti prevalenti nell’area in esame, risulterebbero permanentemente sottovento ad almeno uno dei tre impianti. 
Sarebbe dunque veramente una follia istituzionale la scelta di un inceneritore a Giugliano!

Naturalmente il problema di Taverna del Re, come della bonifica (che qualche irresponsabile ha definito recentemente “impossibile” anche su quotidiani di ampia diffusione) del sito di Masseria del Pozzo-Shiavi va affrontato seriamente. Ci sono diverse ipotesi alternative all’inceneritore sia da parte della letteratura tecnico-scientifica, sia da parte di comitati di cittadini. Ipotesi responsabili, ipotesi fattibili. Perché dopo oltre vent’anni di fallimento delle istituzioni non lasciare ai cittadini di Giugliano sei mesi per predisporre una loro proposta concreta? 
Chiediamo dunque alle SS. LL. di fermare il bando per l’inceneritore, chiediamo almeno una reale moratoria per avviare un tavolo tecnico con i rappresentanti dei comitati, con i Sindaci, con tutti coloro i quali in questi anni sono stati impotenti perché hanno scelto la strada del dialogo e della protesta civile ma sono stati presi in giro con promesse e leggi mai applicate. 
La recente manifestazione di Giugliano con circa 10.000 partecipanti da molte città del comprensorio ha mostrato che questa volta la situazione è diversa, la stanchezza è passata e l’orgoglio si sta ricostruendo, le popolazioni non vogliono subire un ulteriore schiaffo, non vogliono, usando una metafora, essere “incenerite”. Chiediamo di considerare le nostre ragioni, i nostri “principi” per i quali manifesteremo in tutti modi possibili il nostro dissenso alla scelta dell’inceneritore, di inserirli in una Valutazione di Impatto Socio-Economico-Ambientale che pensiamo doverosa prima di scegliere qualsiasi impianto di trattamento dei rifiuti in Campania. 
Non commettete l’ennesimo errore socio-ambientale, siete ancora in tempo; come è già accaduto con il depuratore di Cuma, per fare solo un esempio a noi vicino, il cui malfunzionamento per circa 25 anni ha inquinato il mare distruggendo l’economia di un litorale di circa 80 km (da Pozzuoli al Garigliano), compromettendo l’economia locale e spostando una parte del PIL regionale nel basso Lazio, ormai invaso durante l’estate da decine di migliaia di cittadini campani.
Insieme al problema dei rifiuti pensate anche allo sviluppo socio-economico di una regione: in tale prospettiva chiediamo anche agli abitanti, ai tecnici, ai rappresentanti delle istituzioni della città di Napoli di darci questa opportunità e di ascoltare le nostre ragioni. Siamo certi di trovare una soluzione per Taverna del Re che soddisfi tutti. Se poi il problema non sono le balle di Taverna del Re, se le ragioni della fretta sono altre, allora ditecelo: questo è il momento della chiarezza, delle scelte motivate e della responsabilità. Poi ognuno di noi agirà e sceglierà il proprio futuro in piena coscienza.

(da lettera su "Internapoli", Giugliano, 4 Ottobre 2013)                                                             

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