Una svolta nelle politiche ambientali del territorio
L’aggressione ambientale del
territorio comunale è iniziata molti anni fa ed è dipesa sia da scelte
istituzionali che da fattori criminali.
Le prime sono iniziate negli anni
settanta con la decisione di realizzare uno dei più grandi impianti di
depurazione d’Europa (che doveva servire oltre 3,5 milioni di abitanti
equivalenti) nella zona di confine tra Giugliano e Pozzuoli (Cuma), la cui cattiva
gestione ha compromesso la balneabilità delle acque del mare; negli stessi anni,
inoltre, venivano prese decisioni che riguardavano i Regi Lagni ed il fiume
Volturno che hanno contribuito ad inquinare anche il litorale nord, ai confini
con Castel Volturno, ed il Lago Patria.
Poi, negli anni ottanta e
novanta, si è aggiunta la questione rifiuti. Infatti, il territorio di
Giugliano, prima ancora dell’inizio dell’ormai nota vicenda dell’emergenza
rifiuti in Campania, era già stato individuato come luogo “privilegiato” per l’abbancamento
in discarica di rifiuti provenienti da ogni parte d’Italia.
Accanto a tali scelte di tipo
istituzionale, che avevano già avviato un intenso depauperamento delle risorse
naturali e turistiche, la criminalità organizzata, approfittando del graduale
abbandono del territorio, dell’assenza di controllo ambientale e, soprattutto,
dell’emergenza rifiuti che dura da oltre un decennio, ha preso d’assalto il
territorio trasformandolo nella meta di numerosi traffici illegali di rifiuti provenienti,
come testimoniato da diverse inchieste della magistratura, anche dal Nord del
Paese.
In aggiunta a tali circostanze,
ricordiamo anche che la città di Giugliano ha subito un intenso fenomeno di abusivismo edilizio, iniziato
negli anni ’70, che ha aggravato la situazione ambientale con la presenza di
numerosissimi scarichi non autorizzati e con l’aumento del carico demografico
che ha determinato la crescita del traffico veicolare e del consequenziale inquinamento
atmosferico; anche quest’ultimo peggiorato, negli ultimi anni, dai continui
incendi di rifiuti ordinari e speciali in molte zone del territorio.
Tale situazione, i cui effetti
sono sotto gli occhi di tutta la cittadinanza da diversi anni, è quella che ci
siamo trovati a dover affrontare sin dall’inizio della nostra azione
amministrativa.
La complessità del tema e la
presenza ancora forte delle sorgenti di inquinamento (malfunzionamento dei
depuratori regionali ed emergenza rifiuti), rilevano uno stato di criticità
ambientale considerevole che può essere affrontato soltanto avvalendosi di
esperienze tecniche altamente specializzate e di ingenti risorse economiche per
la bonifica dei siti contaminati, nella consapevolezza che ogni processo di
ripristino dello stato dei luoghi non può avvenire da un giorno all’altro, ma
richiede diversi anni di attento lavoro.
Cosa potevamo fare, dunque, in un
tale quadro di emergenza ambientale?
Abbiamo avviato una serie di
iniziative. Prima di tutto abbiamo costituito un Ufficio comunale destinato
esclusivamente alla salvaguardia ed alla bonifica del territorio dotandolo di
un piccolo nucleo di polizia ambientale; abbiamo inoltre affidato
all’Università il compito di descrivere dettagliatamente le diverse criticità
delle matrici ambientali acqua, aria e suolo, cercando anche di delineare, ove
possibile, le priorità di intervento.
Ancora, intercettando risorse
europee, sono state effettuate, per la prima volta, una serie di indagini preliminari per
accertare l’inquinamento dei terreni e delle falde su cui gravano le discariche
pubbliche presenti sul territorio. Su tali siti, avvalendosi di ulteriori fondi
comunitari, è stato anche avviato il processo di bonifica con i successivi piani
di caratterizzazione.
Inoltre, sin dal primo giorno,
l’Amministrazione si è opposta, prima con azioni giudiziarie, poi con altre
forme di contrapposizione, ad ogni ulteriore utilizzo del territorio per far
fronte all’emergenza rifiuti in Campania. A tal fine è stata costituita una
task force di avvocati con il compito di denunciare ogni forma di reato
ambientale e di chiedere il risarcimento per i danni subiti dalla cittadinanza
costituendosi anche parte civile in tutti i processi già avviati dalla
magistratura.
Abbiamo predisposto controlli di
tutti i siti potenzialmente inquinati mediante l’attivazione di una convenzione
con l’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale (ARPA) e chiesto il ripristino
dello stato dei luoghi al Commissariato Straordinario per la Bonifica.
Abbiamo richiesto anche, più
volte, l’intervento del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio per
far rispettare la legge sui Siti di Interesse Nazionale (SIN) ed effettuare
controlli in aree dove vi era il sospetto della presenza di rifiuti speciali e
tossici.
Da oltre un anno, inoltre,
monitoriamo la qualità dell’acqua per garantirne la potabilità in ogni zona del
territorio comunale.
Possiamo dire che, ad oggi, il
quadro complessivo della situazione ambientale di Giugliano è molto più chiaro
e che, dopo anni di incuria, il livello di attenzione del rischio di inquinamento
delle matrici ambientali è molto più alto.
Accanto a tutto ciò, che crediamo
segni una svolta nelle politiche ambientali del territorio, accogliendo le
richieste di numerosi cittadini ed associazioni che, da diversi anni chiedevano
dati certi sull’incremento di patologie tumorali nell’area giuglianese, è stato
predisposto uno specifico capitolo di bilancio per la istituzione di un Osservatorio
sulla Mortalità e Morbilità (OMM).
E’ noto a tutti, ormai, che vi
sono studi di organizzazioni sanitarie ed universitarie che individuano nel
cosiddetto “triangolo della morte” – l’area a nord di Napoli più colpita
dall’emergenza rifiuti – diverse anomalie nella distribuzione spaziale di
alcune patologie.
Pertanto lo scorso anno, insieme
alla cooperativa di medici di base COMEF, abbiamo istituito l’OMM, per poter
monitorare nel tempo tali eventuali anomalie e collaborare con tutte le
istituzioni di livello superiore, fornendo loro dati su scala comunale
preziosissimi per studiare il rapporto tra degrado ambientale e patologie
umane.
La collaborazione con la COMEF ha
portato anche alla realizzazione di un GIS ambientale, di proprietà
dell’Amministrazione, dove sono stati inseriti i siti potenzialmente inquinati
e la posizione puntuale dei decessi e delle patologie tumorali; il GIS
rappresenta uno strumento essenziale per poter studiare le correlazioni tra
inquinamento, mortalità e morbilità sul territorio. Tale lavoro ha trovato
l’interesse di molte altre amministrazioni comunali e, soprattutto, riteniamo
abbia contribuito ad accelerare percorsi analoghi da parte delle istituzioni
competenti in materia di controllo e prevenzione sanitaria su scala regionale.
Riteniamo tale iniziativa una
scelta importante, sia perché risponde ad una esigenza diffusa di fare
chiarezza sul tema della salvaguardia della salute umana, evitando allarmismi
derivanti dall’assenza di un approccio scientifico al problema, sia perché
segna la volontà dell’Amministrazione di dotarsi di un’organizzazione, l’OMM, che
vede impegnati gli operatori sanitari più a stretto contatto con i cittadini (i
medici di famiglia) che meglio di altri possono allertare o tranquillizzare la
popolazione.
Crediamo, infine, che
l’Osservatorio sulla Mortalità e Morbilità rappresenti uno strumento fondamentale
per fare del principio di precauzione, sancito dall’Unione Europea, il vero
motore della salvaguardia del territorio dell’area giuglianese.
(intervento al convegno COMEF, Una svolta nelle politiche ambientali del territorio.
due parole d’ordine: bonifica e salvaguardia del territorio)
L’Assessore alla Bonifica del Territorio Il Sindaco
ing. Armando Di Nardo arch. Francesco Taglialatela
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